VOCI DAL CAFFE’ – Il giornalino A.M.M.A.

Qui di seguito trovate tutti i pdf scaricabili del nostro giornalino “Voci dal Caffè” … d’Enrichetta.

“Voci dal Caffé” vuole essere un modo per parlare della malattia

di Alzheimer in tutte le sue sfaccettature.

Un bimestrale dedicato alle attività svolte all’interno del “Caffé

d’Enrichetta”, centro diurno che accoglie tutti coloro che vivono

direttamente la patologia di Alzheimer.

Per fare alcuni esempi abbiamo giornate dedicate alla

musicoterapia altre al potenziamento cognitivo, ci dedichiamo

anche alla ginnastica dolce o all’arte-terapia, fino ad arrivare al

laboratorio di cucina, nel quale ci mettiamo tutti in gioco

preparando ricette tipiche del periodo o della tradizione molisana.

Le attività che svolgiamo sono tutte volte al rallentamento del

deterioramento cognitivo dell’utente: stimolare le capacità residue

delle persone che vengono al Caffé in un clima di allegria e

convivialità contribuisce al rallentamento della malattia di

Alzheimer e alla salute psico-fisica delle persone affette da

demenza.

Questo giornalino ha l’obiettivo di aiutare i caregiver. Attraverso il

racconto delle attività del centro si hanno degli esempi positivi e

utili per affrontare la patologia.

Vuole, inoltre, dare spazio all’informazione corretta sulla malattia,

dando consigli non solo per la cura del familiare con Alzheimer, ma

anche per indirizzarli sui comportamenti ideali da adottare per

vivere al meglio con il proprio caro e per non sentirsi soli in

momenti molto delicati e di stravolgimento delle prospettive

familiari.

 

Voci dal Caffè- 1 numero

IL RICORDO SIAMO NOI

RIFLESSIONI SUI PRIMI CONTATTI AL CAFFE’ D’ENRICHETTA DI TERMOLI

È il mese di maggio quando, tra attese e progettualità, questa nuova esperienza, che sa un po’ di sfida, prende forma. Sulla distesa di sabbia della possibilità la voglia di fare, di esserci, inizia a lasciare piccole orme.

Il primo giorno al Caffè d’Enrichetta è un po’ come il primo giorno di scuola. C’è chi è ancora un po’ assonnato arriva con incedere cadenzato, chi è un po’ in ansia perché deve salutare per qualche ora il proprio caro, chi euforico per i nuovi compagni di viaggio trovati. Ognuno ha il suo tempo, ognuno il proprio sentire, ognuno è semplicemente se stesso con il suo “zaino” personale, contenente ricordi sbiaditi  come il colore di vecchie foto ritrovate tra credenze dimenticate.

Ogni risata ha il suo suono, ogni mano il suo calore, ogni guancia il suo profumo.

Dall’altra parte, però, non c’è nessun professore, nessuna cattedra, nessuna formulazione di giudizio. Ci sono volontari, che, con quel registro speciale chiamato cuore, trascrivono attimi di condivisione. L’inchiostro dell’empatia traccia solchi, lascia segni in quella mente spesso stanca di sentirsi definita come malata e sofferente.

Si è lì tutti insieme, si forma un cerchio intorno ad un tavolo, ci si riunisce e, come in un momento conviviale quando ci si ritrova ad esempio nei pranzi di famiglia, si parla di episodi di vita, di nascite, di matrimoni, si parla di quanto di più straordinario ci possa essere: si parla di vita.

Come quando si “affolla” una panchina vuota e dimenticata in un parco, si è meno soli quando si dona un po’ di sé all’altro, quando c’è qualcuno seduto accanto a sè.

C’è chi ha speso tutta la sua esistenza a crearsi un futuro professionale, chi si è messo in gioco creandosi un lavoro dal nulla, chi sì è dedicata in modo incondizionato  come solo una mamma sa fare ai propri figli, chi con le sue mani laboriose e nodose ha fatto sacrifici per assicurare un futuro alla propria famiglia. Storie comuni, niente di inconsueto, niente di eclatante, nessuna sceneggiatura con effetti speciali, eppure tutto è così  coinvolgente,speciale e affascinante.

Tutto è cosi intenso, occhi negli occhi per ritrovare il proprio passato e proiettarsi con forza, nonostante tutto, al domani.

Lo spazio di un piccolo silenzio piacevole tra i rumori della propria mente spesso confusa.

Ci si sente da subito un gruppo, ognuno con il proprio essere è spalla per l’altro, si sorride liberi da paure e incertezze.

Dall’altra parte, poi, ci sono coloro che ogni giorno si occupano di loro. Ci si sente spesso un po’ meno figli e un po’ più genitori. La malattia ha portato via con i suoi segni orientamento, nomi, tempo e spazio ma non è riuscita a cancellare i legami.

Si è ancora lì sull’uscio della porta del Caffè ad aspettare con il suo giubbino stretto tra le mani la propria moglie e compagna di vita, nonostante la stanchezza fisica e mentale.

Si è ancora lì ad attendere con un sorriso il proprio genitore, maestro di vita e gemma preziosa.

Si è li, spesso impotenti, tristi o preoccupati, ma, come mongolfiere tra nuvole bianche, ci si destreggia nel cielo della dimenticanza, insieme.

Non si è soli in questo viaggio di oblii e vuoti, bensì con i propri cari che hanno destinato una stanza sicura del loro cuore, uno spazio dove i ricordi sono alimentati da sensazioni, stati d’animo, profumi e volti e che spediscono  come sul vagone di un treno in corsa al passato condiviso.

Cos’è un  ricordo? E’ qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?

I ricordi sono, secondo me, lo spazio perfetto in cui albergano sentimenti espressi, un ricordo può essere donato come si donano cose preziose, parti di sé, emozioni e parole ma alcune volte può accadere che ciò non avvenga perché irrompe prepotente l’assenza di ricordo.

E allora cosa si fa?

La mente può demolire determinate funzioni, ma il lavoro condiviso e il calore umano possono ricostruire nuove isole di senso in cui dimorare insieme alla malattia, forse in modo anche molto più incisivo rispetto ad un farmaco. Il farmaco, in questo caso, puo’ essere la cura, l’ascolto, il pezzo di puzzle che si incastra in modo perfetto con le proprie difficoltà.

I ricordi, così, diventano nuovamente pagine della nostra vita trascritte nella nostra mente, nel nostro animo e nel nostro cuore.

Non prendiamo altri impegni per i prossimi mesi se non quelli che possono essere racchiuse nello spazio perfetto di un abbraccio, di un sorriso, di una chiacchierata, di uno star bene insieme, di un  caffè e di un ricordo condiviso.

Maria Giovanna Venditti

 

Graduatorie Servizio Civile 2019

Ci siamo!

La graduatoria provvisoria è pubblicata a calce di questo articolo.

La scelta è stata per noi molto difficile, abbiamo avuto la fortuna di conoscere persone splendide e molto motivate.

Avremmo voluto prendervi tutti, ma abbiamo dovuto fare una scelta. Una scelta non facile e dettata principalmente dalle vostre motivazioni e da quello che potevamo dare noi come associazione a voi ragazzi che vi apprestate a passare un anno nel nostro Caffè.

Diamo un caloroso benvenuto ai nostri nuovi ragazzi, che l’avventura abbia inizio!

Un ringraziamento va anche a chi ha presentato domanda, ma non è rientrato tra i primi quattro posti. A voi un grande in bocca al lupo per il futuro!

Qui di seguito si può trovare la graduatoria 2019 per la sede di Termoli e la sede di Campobasso:

GRADUATORIE 2019

Vademecum per l’Estate

Agosto è ormai giunto e per non perdere l’allenamento con il caldo che si fa sentire e le vacanze in arrivo, vi lasciamo un piccolo vademecum con alcuni consigli per la pausa estiva ed esercizi di diversa natura per rimanere sempre attivi con la nostra mente!

Tutti gli esercizi sono stati messi appunto e predisposti dalla nostra Psicologa Maria Giovanna e utilizzati durante le giornate al caffè con i nostri utenti.

Il vademecum è a vostra disposizione:

Vademecum per l’estate 2017

Per qualsiasi consiglio o dubbio potete scriverci al seguente indirizzo mail:

amma.molise@gmail.com

5×1000

  • COME SOSTENERCI CON IL 5X1000

Donare il 5×1000 ad AMMA è semplicissimo.

A te costa zero – essendo una quota d’imposta a cui lo Stato rinuncia – a noi permette di aiutare sempre più persone.

Porta questo codice fiscale al tuo commercialista, al resto ci penserà lui!

CF: 92045450704

Un piccolo gesto che non costa nulla per un grande atto di generosità.

Tutti noi di AMMA vi diciamo GRAZIE!

Bando di selezione per il Servizio Civile 2019

bando-ordinario_2019

Anche quest’anno il Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio Civile Universale, ha pubblicato il bando per la selezione di 39.646 operatori volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero, per l’anno 2019-2020.
Gli aspiranti operatori volontari dovranno produrre, entro e non oltre le ore 14.00 del giorno 10 Ottobre 2019, domanda di partecipazione indirizzata direttamente all’ente che realizza il progetto prescelto esclusivamente attraverso la piattaforma DOL all’indirizzo:

https://domandaonline.serviziocivile.it

I requisiti per l’ammissione alla selezione pubblica sono i seguenti:

a) cittadinanza italiana, o di uno degli altri Stati membri dell’Unione Europea, ma anche
un Paese extra Unione Europea purché il candidato sia regolarmente soggiornante in Italia;

b) aver compiuto il diciottesimo anno di età e non aver superato il ventottesimo anno di età (28 anni e 364 giorni) alla data di presentazione della domanda;

c) non aver riportato condanna anche non definitiva alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo ovvero ad una pena della reclusione anche di entità inferiore per un delitto contro la persona o concernente detenzione, uso, porto, trasporto,
importazione o esportazione illecita di armi o materie esplodenti, ovvero per delitti
riguardanti l’appartenenza o il favoreggiamento a gruppi eversivi, terroristici o di criminalità organizzata.

I requisiti di partecipazione devono essere posseduti alla data di presentazione della domanda e, ad eccezione del limite di età, mantenuti sino al termine del servizio.

Non possono invece presentare domanda i giovani che:

– appartengano ai corpi militari e alle forze di polizia;
– abbiano già prestato o stiano prestando servizio civile nazionale o universale, oppure
abbiano interrotto il servizio prima della scadenza prevista;
– abbiano in corso con l’ente che realizza il progetto rapporti di lavoro o di collaborazione
retribuita a qualunque titolo, oppure abbiano avuto tali rapporti di durata superiore a tre mesi nei 12 mesi precedenti la data di pubblicazione del bando.

L’accesso alla domanda è possibile esclusivamente attraverso il Sistema
Pubblico di Identità Digitale (SPID).
Collegandosi al sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale www.agid.gov.it/it/piattaforme/spid sono disponibili tutte le informazioni su cosa è SPID, quali servizi offre e come si richiede.
Il giorno successivo alla presentazione della domanda il Sistema di protocollo del Dipartimento invia al candidato, tramite posta elettronica, la ricevuta di attestazione della presentazione con il numero di protocollo e la data e l’orario di presentazione della domanda stessa.

Le domande di partecipazione devono essere presentate esclusivamente nella modalità on line sopra descritta.

Inoltre è possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto ed un’unica sede, da scegliere tra i progetti approvati per l’anno 2019-2020 presenti sul sito https://www.serviziocivile.gov.it/menusx/bandi/selezione-volontari/bandoord2019.aspx

DI SEGUITO L’ELENCO DEI COLLOQUI INDIVIDUALI PER CHI HA FATTO RICHIESTA PER IL SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE 2019/2020

COLLOQUIO INDIVIDUALE – SCU AMMA

I PRIMI MESI CON AMMA

Di Maria Giovanna Venditti – Volontaria Servizio Civile 2016/2017

Sono trascorsi oramai due mesi da quando ebbi il mio primo contatto con gli utenti del Caffè d’Enrichetta. Ricordo ancora con il sorriso quella giornata, trascorsa velocemente tra presentazioni e incontri che mi hanno aperto la mente verso vissuti preziosi, di cui il tempo è assoluto custode.

È bastato uno sguardo spontaneo con una degli utenti per capire che questa sarebbe stata un’esperienza che avrebbe arricchito il mio sentire e trasformato ogni idea precostituita attraverso cui avevo magari fantasticato tale realtà.

Ogni giorno passato in loro compagnia è diverso dal precedente, nonostante i tratti spesso ripetitivi e stereotipati della malattia.

Ogni giorno sul loro volto, scolpito da i segni di una vita trascorsa tra sacrifici e affetti, si legge un mondo emotivo che deve essere accolto con un rispetto tale che ne restituisca la pienezza della loro dignità di persone prima che di malati di Alzheimer. Ricordi frammentati si intrecciano con quelli persistenti che emergono con vigore quando ci si diverte ad intonare canzoni della tradizione o a citare proverbi, ritornelli, modi di dire o battute di spirito.

Il tempo sembra arrestarsi nell’attimo della condivisione, dello scambio, tutto assume contorni dalle tinte accese e brillanti. La malattia ora è solo un remoto ricordo, ci si sente più leggeri perché si è meno soli.

La quiete è però ben presto spezzata da momenti in cui si è angosciati da paure intrusive e ansie globalizzanti. Ritorna il tempo della malattia e della sua sintomatologia, per dirla in termini tecnici, il tempo del non tempo, del vuoto e dello smarrimento, della dispersione.

I loro volti sorridenti lasciano il posto ad espressioni contratte, tutto diventa estraneo e angoscioso, nuovo e spaventosamente destabilizzante.

In questi attimi molto forte è in me la sensazione di accudimento e così istintivamente afferro la loro mano per intrecciarla alla mia, sfioro le loro guance con una dolce carezza o pongo la mia mano sulla loro spalla per dire loro che non sono così soli in questo turbinio di emozioni a volte così paralizzanti.

Il tono di voce diventa più pacato e lento per smorzare un’ansia divorante. Ed ecco che, il più delle volte, dopo poco il cielo della serenità torna ad essere terso, la malattia e i suoi sintomi diventano meno assordanti, anche se solo per istanti ben definiti e limitati.

Uno dei momenti che preferisco è quando li vedo cimentarsi con attività creative, la malattia non è riuscita a mettere un freno alla loro voglia di fare, di realizzare, di dar vita a qualcosa di originale. Il tavolo intorno al quale di solito si riuniscono assume, così, tinte accese, brillanti e forme diverse, poliedriche.

È un gioco di colori, di materiali, di mani operose che non hanno paura di sporcarsi o di non essere più così funzionali come prima, la loro voglia di fare e di divertirsi nel fare è troppo forte per poter rallentare la loro operosità.

È una vera e propria gioia che fa sorridere il cuore quella che provo quando sono così soddisfatti del lavoro prodotto, osservano orgogliosi il frutto di ciò che la malattia non è riuscita a cancellare: le tracce della loro fantasia, del loro estro.

Altri momenti che mi piace condividere con loro sono quelli che li vedono impegnati in attività distensive come passeggiate all’aria aperta, palleggi sorridenti o piccoli esercizi che li aiutano a mantener attivo e vitale il loro corpo oltre che il loro spirito.

Il tempo trascorre velocemente e la mente è più libera, può spaziare e avanzare tra gli ostacoli organici che la malattia, purtroppo, può generare.

Ed ecco che arrivo a parlare della cosa che più di tutte mi ha toccato, che è entrata dentro di me e ha sfiorato le mie parti più profonde, facendomi entrare in totale sintonia e sintonizzazione empatica con gli utenti. Mi riferisco alla musicoterapia e al vissuto ogni volta intenso che mi lascia. Per me questa è stata la prima volta in assoluto che ho avuto modo di accostarmi a tale esperienza e sicuramente posso dire che mi resterà ben impressa. Apparentemente molto semplice nel suo sviluppo ed organizzazione ma in realtà dentro di me risultata molto complessa per ciò che mette ogni volta in movimento.

L’accordo perfetto tra vissuto emozionale e situazione relazionale, tra momenti di assoluta poeticità e di felice spensieratezza risuonano producendo melodie armoniose. Risuona il tempo dell’essere parte di un gruppo ricco di un bagaglio esperienziale ed emotivo che plana sul tramonto della vita.

Mentre canzoni della tradizione cullano i miei pensieri rifletto sul fatto che finché si ha un “compagno di viaggio” con cui condividere e appoggiarsi nei momenti di smarrimento nessuna difficoltà o nessun non ricordo morirà solitario.

Ciò che questa esperienza sta depositando giorno dopo giorno non è condivisibile con delle semplici e magari scontate parole, non può essere incorniciato da poche righe ma può essere vissuto nella pienezza dei sorrisi lasciati e della forza sprigionata da quella strana ma fantastica quotidianità chiamata vita.